giovedì 23 dicembre 2010

Navigare in cattive acque

All'inizio sembrava l'optional perfetto. Desiderabile, comodo, divertente quando ti parlava in dialetto oppure come i comici di Zelig.  Sto parlando del navigatore satellitare. Detto anche "il bastardo".

Basta soste nelle piazzole lottando con cartine spiegazzate e bucate proprio nel punto che stavamo cercando, basta sbracciarsi dal finestrino per attirare l'attenzione dell'unico passante, basta puntate nel bar affollato provocando litigi tra chi sa meglio la strada...

Adesso c'è lui che troneggia sul cruscotto, nel mio sempre sul punto di cadere, essendo un Tom Tom,  ma nell'auto di mio marito è perfettamente inserito e iper-multi funzione. Teoricamente.

Il settaggio dovrebbe essere rapido ed "intuitivo". Forse qualche alieno ha l'intuito adatto.. certamente non gli umani...quanto alla rapidità: auguri!
Ci siamo armati di pazienza e, fermi in un parcheggio, abbiamo iniziato a parlare per fargli imparare la nostra voce.  Un elenco infinito di numeri e frasi idiote da scandire.  Questo dopo aver tentato invano di usarlo manualmente.  C'è una tasto che ruota e si preme che fa un po' quello che vuole, forse in conflitto con uno simile sul volante e comunque è l'ideale per farti fare un tamponamento o finire fuori strada.

Così si è costretti ad usare i comandi vocali... e qui la memoria va ovviamente a 2001 Odissea nello spazio: al nostro navigatore manca solo l'occhio rosso, quanto al resto si comporta allo stesso modo, ti risponde con voce suadente ma fa esattamente quello che vuole per eliminarti fisicamente o quantomeno farti uscire di senno.
Gli dici Radio e forse accetta il comando, ma la stazione la sceglie lui. Gli dici Telefono e se riesci a dire chi vuoi chiamare lui comincia a scrivere numeri a caso.

A questo punto il tono di voce che hai registrato è molto diverso da quello che stai usando e così è sempre peggio: parte la visione notturna e l'elenco dei ristoranti vicino Trieste, oppure Radio Maria e le stazioni di rifornimento Gpl.
Navigazione è la parola migliore: qui si sbizzarrisce tra località mai sentite e richiesta di spelling di parole elementari.
La pressione sale, il turpiloquio aumenta, e non sappiamo ancora che strada fare, ma sotto c'è della musica house terrificante.

Va a finire che si torna ai vecchi metodi, nervosi come delle bisce, senza cartine dato che non dovevano servire, ma con la certezza che se troveremo un'anima buona a cui chiedere informazioni non dovremo sillabare ogni parola come degli ebeti e mai e poi mai ci parlerà di "rondò" e di "strada della meta"!
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