martedì 10 maggio 2011

Comprar casa

Ho letto che Mark Zuckerberg, il creatore di Facebook, ha finalmente comprato casa. In fondo non ha neppure esagerato: una villa da 7 milioni di dollari, a pochi metri dal lavoro a Palo Alto.
Dico che non ha esagerato senza ironia. Col patrimonio che si ritrova, circa 7 miliardi di dollari, poteva veramente stupirci con effetti speciali.

Si vede invece che non si è montato la testa e preferisce restare in una dimensione "normale" di ragazzo 27enne secchione e poco mondano. Bravo.

Anch'io ho vissuto l'emozione di comprare la "prima casa".  Vale lo stesso discorso fatto per "La macchina del cuore".

La prima casa racchiude in se' molto più che i nostri pochi mobili...
Per la maggioranza delle persone è un traguardo sudato. Fatto di rinunce e di rate del mutuo da pagare per una vita.
Ad un certo punto della nostra esistenza cominciamo a non poterne più di abitare con i genitori (bamboccioni esclusi, of course), di solito tra i 20 e i 30 anni.  Se esci la sera ti ricordano che il giorno dopo lavori, non fare tardi.  Ti chiedono con chi sei stato. Ti occupano il bagno. Sono lì quando vorresti appartarti con qualcuno...  Restano male se non pranzi con loro, che ti hanno fatto il piatto che ti piace tanto o ti sgridano ancora per il disordine nella tua stanza.

Io scalpitavo ormai da anni...ma non potevo permettermi di andarmene.  Poi accaddero due fatti determinanti per fare soldi: la Borsa perennemente in rialzo della metà degli anni '80 e l'assunzione in una multinazione americana con uno stipendio decisamente migliore del precedente.
Investendo solo 5 milioni delle vecchie lire in un titolo del terzo mercato, mi ero ritrovata 3 mesi dopo con 45 milioni. Si sa, nella vita ci vuole culo e quella volta lì è toccato a me...

Così avevo i soldi per l'anticipo e la possibilità di pagare agevolmente il mutuo.
Non che sia stato semplice. Chiunque abbia iniziato a vivere da solo sa quante spese e che buco senza fondo sia un nuovo appartamento.
Se vuoi qualcosa di solo leggermente meglio dei mobili di cartone del Mercatone Uno, tra cucina, armadio e divano, spendi un patrimonio.  Per non parlare degli accessori: uno stillicidio.

Però è bello.  Scegliere finalmente le cose che piacciono a noi. Quei piatti, quei bicchieri. Quei colori. Le prime piante, la biancheria.  E mettere la targhetta sulla porta: impagabile!

Il mio bilocale...lo ricordo ancora con nostalgia! Così sempre in ordine, pulito, con tutte le cose studiate a tavolino: i colori, i soprammobili e i quadri.  Tornavo a casa la sera e mi apparecchiavo la tavola solo per il piacere di vedere l'effetto che faceva...  Se un cuscino sul divano era storto, lo raddrizzavo. Il bagno grigio perla, non uno schizzo sullo specchio...

Poi un bel (?) giorno mi sono ritrovata in questa casa "bomboniera" a chiedermi se la mia vita era tutta lì, senza un filo fuori posto, senza niente da spostare o aggiungere, per non rovinare la simmetria...
Dal terrazzo pieno di fiori in gradazione, guardavo le famiglie passare in bicicletta la domenica e mi ritrovavo a piangere.

L'effetto "prima casa" era passato.

.
.
.

Nessun commento:

Posta un commento