domenica 24 luglio 2011

Piatti ... piatti

Ieri è stata ospite da noi per tutta la giornata una compagna di scuola di mia figlia.

Peccando di leggerezza ho preparato il pranzo senza chiedere prima se avesse qualche idiosincrasia verso alcuni cibi.

Il mio banale pranzo estivo, composto da insalata di riso e insalata di pollo si è trasformato in una specie di puzzle al contrario, dove singoli pezzetti, dai cetriolini ai funghetti, dai peperoni alle fogliette di prezzemolo e mentuccia, venivano tolti e spostati a lato.
I miei due piatti copiati perfettamente da "Sale&Pepe" e magnificamente realizzati, sono stati smembrati, ridotti come un cadavere sul tavolo di un anatomopatologo.

La sera, ospiti da amici, davanti a un piatto di stinco di maiale con crauti, ha detto che non aveva mai mangiato ne' l'uno ne' l'altro. Lo stinco ha superato l'esame, ma i crauti (che abbiamo dovuto spiegare sono cavoli cappucci in salamoia, tipici del Tirolo e della Germania in generale) sono stati scartati, non avendo lei mai mangiato neppure le verze.

In realtà non sono così stupita. Mi è capitato spesso di scoprire che i coetanei di mia figlia conoscono e mangiano pochissime varietà di cibo.  Gli affettati, che però si limitano a due o tre tipi al massimo, pomodori, a volte carote e piselli ma sempre le patate fritte. Solo amburger e wurstel, pollo arrosto e cotoletta. La pasta solo al pomodoro, forse al ragù ma che non si veda la cipolla. Pizza e kebab. Molte bevande gasate.
Una monotonia e una mancanza di gusto che mi intristisce.

Secondo me è anche una questione di pigrizia dei genitori. Come facevo io con i miei figliastri. Continuavo a preparare quello che sapevo gli piaceva. Per non avere discussioni, per non complicarmi la vita.
Ma in quel caso si trattava di un week end ogni due e non stava a me impuntarmi su questioni di cultura del cibo.

Con mia figlia è stato diverso.  La tentazione di andare sul sicuro c'era, ma c'era anche la voglia di farle assaggiare tutte le cose che mangiavamo noi e niente è più convincente dell'esempio dei genitori.
Così pilucca oggi, prova domani, adesso mangia di tutto e di più. Apprezza i diversi odori delle erbe e delle spezie, conosce tutte le verdure (odia il radicchio rosso, però...), fa da cavia a tutti i miei esperimenti, insomma si diverte a provare ed anzi spesso propone nuove ricette che ha sentito e che vorrebbe assaggiare.

Come scrivevo pochi giorni fa, in televisione è tutto un fiorire di programmi culinari, ma la gran parte delle nuove generazioni, gli adolescenti, sono completamente tagliate fuori da questo fenomeno.
I nostri piatti tradizionali, la cucina povera, le merende di quando ero bambina io (pane, burro e zucchero, castagnaccio, l'ovetto sbattuto a casa della nonna...) sono estranee al loro modo di vivere.
Al limite conoscono di più la cucina etnica, dal cinese all'arabo, dal giapponese all'indiano.
Ma pochissimo di tutte le meraviglie italiane. Sono schizzinosi: niente aglio, niente cipolla, il minestrone solo passato, una palla!

Speriamo in bene. Nella vita accrescere la propria conoscenza è importante, utile e spesso divertente...e non sto parlando solo di cibo.
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