martedì 16 agosto 2011

Impara l'arte...?

In questi giorni sto ragionando molto sulla questione “arte” dato che mi è capitato di vedere parecchi documentari su pittori, scultori e fotografi su Rai5. 

Io su questo argomento sono completamente autodidatta. 

Ho visitato molti musei e mostre, ho sfogliato libri e letto critiche e presentazioni di opere più o meno famose.    

Ma non chiedetemi dettagli sulle varie correnti, sugli stili e sulle tecniche perché le mie lacune sono enormi.  

Il mio approccio con il prodotto artistico è questo: “Lo metterei nel mio salotto?”, “Mi piacerebbe vederlo tutti i giorni?”.  Se la risposta è “sì” significa che per me è bello, altrimenti può essere anche quotato milioni, ma non mi piace comunque.

Sono convinta che troppe volte si abbia paura di giudicare un quadro o una statua, ma anche un pezzo musicale o un film, solo perché si è in soggezione. Si pensa di non essere titolati e quindi di doversi uniformare al pensiero degli “addetti ai lavori”.

Ma perché? 
L’ha scolpito Henry Moore? Mi fa schifo lo stesso. L’ha dipinto Paul Klee? Lo faceva meglio mia figlia all’asilo.
Perché non si può dire?   
Sogni di Kurosawa mi fa addormentare e la musica di Hindemith è una tortura per le mie orecchie.

L’arte deve trasmettere qualcosa, qualcosa di positivo, intendo.  Gioia preferibilmente, ma anche commozione e meraviglia, magari invidia ma non fastidio e noia.

Provo ad elencare le opere artistiche che nella vita mi hanno emozionato di più:
la cattedrale incompiuta gotico-manuelino di Batalha, in Portogallo. 
Il giardino delle delizie di Bosch al Prado di Madrid. 
Il bacio di Rodin  a Parigi. La mostra di Dalì alla Tate Gallery di Londra, quella di Escher a Palazzo Forti qui a Verona, di Klimt e la secessione viennese  al Mart di Rovereto, di Caravaggio a Roma.  
Il Golden Gate a San Francisco, il Guggenheim di New York più fuori che dentro… 

Non c’è un filo conduttore, ne’ una classifica. C’è solo il ricordo di una bella sensazione.
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