lunedì 16 gennaio 2012

La mia bella città

Oggi post turistico-gastronomico…

Ho già scritto di quanto ami passeggiare per il centro di Verona con mio marito.
Noi due soli, a braccetto, scattando foto come i turisti.

Cerchiamo in realtà di non seguire le orme delle comitive che imperversano in ogni stagione, ma di percorrere strade alternative e meno frequentate.

Ci sono molti angolini romantici e pittoreschi come Corte Sgarzarie, dove nel medioevo si trovava il mercato della lana o piazzetta Tirabosco con il vicino Pozzo dell’Amore.

Si possono affrontare le scale tortuose che salgono a Castel San Pietro oppure via Sottoriva e tutta la serie di stradine che portano alle Arche Scaligere, le tombe degli antichi signori della città.

Vicino c’è la casa di Romeo, sì proprio lui, che da qui raggiungeva in pochi minuti la casa di Giulietta, attraversando un orto botanico che ora non c’è più.

La casa di Romeo è un piccolo palazzo merlato che appartiene a un fortunato mortale che non lo fa visitare a nessuno…però c’è un trucco.

Sulla destra del portone di ingresso c’è un’antica trattoria tipica.
Qui si possono gustare i piatti storici di Verona e, salendo per scale tortuose e arrivando in salette con bassi soffitti a travoni ci si può affacciare da una finestra e vedere tutta la corte interna della casa di Romeo.

Si mangia bene e quindi vale doppiamente la pena.
Cosa si mangia? Bigoli con la sardela, polenta e baccalà, pasta e fagioli e lei, la mitica Pastisada de caval.

Lo so, molti storcono il naso pensando ai poveri cavalli.
Infatti una volta, proprio in questa trattoria abbiamo assistito ad una scena particolare: un gruppo di inglesi si era faticosamente sistemato nei piccoli tavolini vicino a noi e tutti felici stavano ammirando la particolarità del luogo e discutendo su cosa ordinare.

Uno di loro è riuscito a tradurre il menù e nel giro di pochi secondi si sono disincastrati dalle loro seggioline e se ne sono andati disgustati lasciando la cameriera a bocca aperta.
Le abbiamo spiegato che per gli inglesi mangiare la carne di cavallo è una bestemmia.
Anche se avrebbero potuto ordinare altro si vede che l’orrore gli ha impedito di restare…

Spezzerò una lancia a favore di questa tradizione veronese che ha antichissime origini: pare che intorno al ‘500 l’allora re d’Italia Odoacre abbia combattuto una tremenda battaglia con il re ostrogoto Teodorico, lasciando sul campo migliaia di cavalli morti.
La popolazione affamata trovò il modo di conservare tutta la carne a disposizione facendola marinare per giorni nel vino speziato e cucinandola successivamente per molte ore in uno stracotto che si scioglie in bocca.

Anch’io non sono proprio entusiasta di mangiarlo, perché amo molto i cavalli, così ho optato per polenta e seppie, ugualmente appetitosi.

Per digerire e “smaltire” abbiamo passeggiato ancora verso Piazza Isolo dove avevamo parcheggiato.

Perché si chiama Isolo? Perché una volta l’Adige qui aveva un ramo secondario e formava un’isola, dove c’era una dogana e molti depositi di legname e segherie.
Nel 1882, a seguito di una terribile alluvione furono costruiti gli argini e il ramo secondario divenne Via Interrato Acqua Morta.

Adesso c’è un grande parcheggio sotterraneo con grossi problemi di umidità… chissà come mai?
.
.
#verona #turismoverona #tradizioniverona

1 commento:

  1. Confesso... non ho mai visitato Verona.. e mangio carne di cavallo...
    Però a Verona voglio venirci presto! faccio tesoro dei tuoi consigli!

    RispondiElimina