martedì 6 marzo 2012

Il vicino a quattro zampe


Basta parlare di uomini: parliamo di cani.

Oggi racconto la storia di Urian, il mio vicino di casa. 

E’ un molosso Corso, coetaneo di Tabù. Sono cresciuti insieme, se così si può dire, ma il mio è rimasto fermo a 15 chili mentre lui supera i 60.

Come ho raccontato in un vecchio post, i cani sono spesso in balia degli uomini e delle loro scelte.
Urian sarebbe un cane di Parma.
Acquistato da una universitaria in medicina per farle compagnia durante le lunghe ore di studio.  

Nonostante il suo aspetto aggressivo e le sue dimensioni è stato allevato come un cane da grembo. 
E’ un casalingo, appiccicoso e pauroso come il mio cocker.

La nostra universitaria si laurea brillantemente e coglie un’importante occasione per fare una stage di 6 mesi in Sud America presso un’importante clinica specializzata in chirurgia plastica.

Così Urian viene ospitato a casa dei “nonni”, qui, vicino a me. 

Il posto è magnifico, hanno un enorme giardino, perfino la piscina, e lui può seminare vestiti e peluches ovunque e correre dietro alle tortore e ai merli.

Il primo stage ne chiama un secondo. 
La nostra dottoressa si innamora di un medico del luogo, da cosa nasce cosa (in questo caso due figli) e così ci siamo giocati la padrona che resta felicemente a Panama.

Così Urian vive dai miei vicini, vittime innamorate dei suoi capricci da bambino troppo cresciuto.

Se lasciato fuori la porta finestra della cucina, abbaia ritmicamente ogni 5 secondi, anche per mezz’ora di fila.  
Odia la colf, che senza riguardo lo lascia in giardino mentre pulisce e le abbaia finchè non se ne va.
Resta immobile sul cancello, con lo sguardo rivolto alla direzione dove ha visto sparire i padroni e nulla lo distoglie, fino a quando non ritornano.

I miei vicini mi raccontano che pur avendo un enorme seminterrato, lui dorme ai piedi del loro letto e non c’è verso di lasciarlo in un’altra stanza.  

Mangia come un bue, ma quando sente che stiamo preparando il barbecue, si avvicina alla recinzione e comincia a sbavare delle specie di cordoni di saliva, lamentandosi mestamente, finchè, mossi a pietà, non gli regaliamo una costina, che mangia intera come fosse un biscottino.

E’ un tenerone. Con Tabù ogni tanto corrono affiancati lungo il muretto che ci separa e poi si guardano in faccia un attimo e ripartono nuovamente al galoppo.

I suoi padroni si lamentano sempre per averlo ereditato, ma ormai ne sono conquistati e sono degli zimbelli, esattamente come noi.

La mia vicina è una poetessa, ha pubblicato diverse raccolte di poesie sia dialettali che in italiano. 
Ha scritto della sua infanzia, del suo amore per il marito, della natura, delle figlie e dei nipoti.
Nell’ultima sua pubblicazione ha trovato posto anche una poesia per Urian: 

“Si chiama Urian il mio cane,
un molosso proprio grosso:
pesa come me.

Il pelo è quasi liscio,
i suoi occhioni dolci e neri
mi scrutano i pensieri.

Dorme steso sul divano
e sul persiano, russando
e zampettando, sogna.

Se lo sveglia un rumore,
corre svelto sulle scale
per vedere chi compare.

Sembra proprio un bambinone
Buono, allegro e coccolone,
in attesa di giocare.

Sa parlare a modo suo,
ricambiare le carezze,
rallegrare le giornate.

E’ un gran simpaticone
Il mio cagnone Urian!”

                               Nedda Lonardi Sterzi (Sentieri – Gabrielli Editori 2009)
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1 commento:

  1. Caro!E sì che fifona che sono...ne sarei intimidita e mica poco ^^

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